Progetto ACCOGLIENZA PROFUGHI E RIFUGIATI

La nostra parrocchiana Rosina Rondelli ci aggiorna sul cordiale incontro del 20 marzo 2022 con Imran:

"Tra il dicembre 2015 e il gennaio 2016 tra le Parrocchie dell’Unità Pastorale 23 ( S. Margherita, Santissimo Sacramento, Madonna del Pilone, Reaglie, Sassi),comiciò a fare breccia l’appello del Vescovo Nosiglia a mobilitarsi per accogliere alcuni rifugiati politici arrivati nel nostro territorio già da alcuni anni, ma che avevano esaurito la possibilità di essere accompagnati dai vari progetti in corso per accogliere i migranti e quindi, in poche parole, si sarebbero trovati in mezzo a una strada!
Nel volantino che riportiamo di seguito, sono riassunte le tappe del cammino che ci portò alla prima tappa: la conoscenza e l’accoglienza di Imram, pachistano, e di Dawda ( Sierra Leone).
L’avventura per i due ragazzi e per noi parrocchiani di cinque parrocchie diverse si è prolungata per poco più di due anni e i contatti, specialmente con Imram, sono continuati a livello personale anche quando trovarono una sistemazione abitativa più autonoma, anche se pur sempre inserita nella rete di solidarietà torinese, che ha ramificazioni e agganci incredibili!
Così Imram, che a gennaio 2022 è stato assunto a tempo indeterminato presso il Carrefour di corso Casale, ha voluto festeggiare con tutti gli amici che lo hanno accompagnato in questi cinque anni, per esprimere la sua gratitudine e condividere la sua gioia. Le foto dell’incontro nel pomeriggio della domenica 20 marzo nel salone di Madonna del Pilone testimoniano la relazione affettuosa che ormai ci lega ad Imram. I contatti con Dawda sono stati molto più rari, ma sappiamo che sta ormai camminando sulle sue gambe.

Riporto alcuni pensieri della valutazione che era stata fatta a conclusione del progetto per l’accoglienza presso la Madonna del Pilone nel 2019:

(…)il cammino di questi due anni per me ha significato due cose essenzialmente: fare un'esperienza di unità pastorale e accogliere Gesù straniero. Quindi sia una esperienza di relazioni tra di noi che una esperienza di amore verso Imran e Dawda come tutti noi cristiani dovremmo ogni giorno fare.
Ho imparato che non è facile, che bisogna prepararsi bene, che occorre veramente fare rete, che nonostante tante cose che non vanno bisogna andare avanti, che anche con tutti i nostri errori è comunque meglio aver dato questa possibilità a due bisognosi piuttosto che aspettare di aver ottenuto la perfezione per partire. Ho anche imparato a vedere la questione dei migranti non come insieme di persone o numeri ma come singole vite ognuna degna di ogni attenzione. Forse senza questa esperienza con voi non avrei aperto la porta di casa mia a Roland del Camerun.
Mi è dispiaciuto più che altro il fallimento di coinvolgimento delle comunità parrocchiali, tutto è girato attorno a pochi e non si è creata quella rete in cui speravamo all'inizio Mi è dispiaciuto troppe volte aver fatto dei ragionamenti tra di noi,più che ragionare con loro.
La fase di distacco è stata più complicata del previsto, sicuramente tutto è stato diverso da quello che immaginavo... però sono comunque soddisfatto dei risultati ottenuti pensando a come sono cambiati, quanti passi hanno fatto, quanti passi abbiamo fatto noi...
(,,.) Per me è stato molto importante collaborare con persone di altre comunità parrocchiali, che prima non conoscevo, perché l’ho sentito come presenza sul territorio della Chiesa. Ho conosciuto così altri modi di pensare, di approcciarsi agli stranieri e di accoglierli.
Ho visto confermata la consapevolezza che l’incontro e la relazione con persone appartenenti ad altre culture è sempre molto complicata e non lineare.
I risultati raggiunti nella emancipazione dei due ragazzi sono stati superiori alle mie aspettative personali. Mi aspettavo di più, invece, dalla condivisione della mia comunità parrocchiale: solo alcuni laici hanno assunto un impegno personale e si sono informati con regolarità della situazione dei due ragazzi.

A conferma di quanto detto nelle valutazioni di tre anni fa, molti tra i partecipanti alla festa di domenica 20 marzo 2022 hanno ribadito l’importanza e la gratificazione di aver realizzato il progetto in collaborazione tra Parrocchie diverse, segno che il “camminare insieme” che la riflessione sinodale ci mette davanti è non solo possibile, ma è segno tangibile dell’amore di Dio per l’umanità."

 

UNITA’ PASTORALE 23

Alcune immagini della giornata trascorsa a Reaglie dal profugo ospitato alla Madonna del Pilone

Relazione sul primo semestre di progetto

Premessa
Spinti dall’invito lanciato da Papa Francesco all’Angelus della domenica 6 settembre 2015:
“Ogni parrocchia accolga una famiglia di profughi. Lo faranno per prime le due parrocchie del Vaticano. Cominciamo dalla mia Diocesi di Roma”
i Parrocchiani della Unità Pastorale 23, consultandosi tra loro e con i rispettivi Parroci, si sono incontrati il 21 gennaio 2016 per riflettere insieme su come si poteva rispondere a quell’appello, ripreso e diffuso anche dal nostro stesso Arcivescovo Cesare Nosiglia.
Fin dall’inizio ci si è rivolti alla consulenza e alla guida dell’Ufficio Diocesano Pastorale Migranti, per ricevere indicazioni e per essere messi in contatto con i Rifugiati alla ricerca di una sistemazione.
Ipotesi iniziale
Dopo alcuni incontri assembleari, a cui hanno partecipato tutte le persone interessate delle 6 parrocchie, si è costituito un “Comitato”, con un rappresentante di ciascuna delle 6 parrocchie, incaricato di gestire tutte le azioni successive che fossero necessarie.
Inizialmente il Comitato pensava di accogliere due persone rifugiate in un alloggio della zona e di accompagnarle nel loro inserimento; di conseguenza alcune persone del Comitato sono state incaricate di ricercare alloggi in affitto a prezzi ragionevoli e proprietari disponibili ad affittare a stranieri, con la garanzia della Unità Pastorale.
Sviluppi del progetto
Successivamente, calcolando le necessità finanziarie per sostenere quel progetto e la natura dei rapporti che potevano instaurarsi tra i vari parrocchiani e due persone accolte in un alloggio, il Parroco di Madonna del Pilone, Don Gianni, ha molto generosamente proposto di ristrutturare parzialmente la sua ampia canonica, per renderla idonea all’accoglienza di due persone.
Questa scelta permette evidentemente, affrontata la spesa iniziale della ristrutturazione, (equivalente grosso modo, al costo annuo di un affitto) di non doversi accollare negli anni futuri il costo del pagamento di un affitto. Poiché tale ristrutturazione lascia in dotazione alla chiesa del Pilone una valorizzazione del suo immobile, (di cui usufruisce anche l’intera Unità pastorale), i Parroci hanno deciso di contribuire ai costi della ristrutturazione in buona parte con fondi delle 6 parrocchie.
Una prima ipotesi prevedeva l’utilizzo comune della cucina, ma successivi rilievi e studi fatti dalla architetta Paola Gatti, nonché l’attenzione dei parrocchiani a salvaguardare la privacy di Don Gianni, hanno portato a decidere alcuni interventi in più per creare, all’interno della canonica, un minialloggio indipendente per due persone, con un angolo cottura, una bagno, una zona giorno e una notte. Sia la progettazione e le necessarie pratiche burocratiche, sia gli interventi edilizi sono stati effettuati in tempi incredibilmente veloci, così che a fine marzo è stato possibile accogliere per un anno 2 persone presso la parrocchia di Madonna del Pilone.
Parallelamente, con modalità differenti, nelle 6 parrocchie, sono state diffuse informazioni sullo svolgimento del progetto e sono state avviate raccolte fondi per garantire il mantenimento dei due rifugiati per questo primo anno, e la risposta dei parrocchiani è stata pronta e generosa, per cui, per un anno, il budget è garantito.
Per regolarizzare l’accoglienza, tra il Parroco Don Gianni, l’Ufficio Migranti e i due ospiti è stato firmato un “Patto di ospitalità” che illustra i comportamenti a cui si devono attenere i due ospiti e garantisce l’accompagnamento dell’Ufficio Migranti nei confronti della Unità Pastorale
Ma ovviamente, ancora più importanti dei finanziamenti, sono i rapporti che si stanno instaurando tra parrocchiani e gli ospiti.

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