Auguri per il Natale 2018

Carissimi parrocchiani, amici e frequentatori di Reaglie,

Leggiamo nella lettera (di san Paolo) a Tito:

“Ma quando apparve la bontà di Dio, salvatore nostro
e il suo amore per gli uomini (philantropia),
egli ci ha salvati…
per la sua misericordia
affinché diventassimo nella speranza eredi della vita eterna.
… coloro che credono in Dio si sforzino di distinguersi nel fare il bene (Tt 3,4.57.8).

Il mio augurio, che si ispira a questa lettera, è duplice:

   Anzitutto lasciamoci raggiungere e permeare dalla bontà (chrestόtês) e dall’amore per noi uomini (filantropia) di Dio. Egli ci usa misericordia e ci destina alla vita eterna. Questo Dio lo fa non perché siamo amabili e meritiamo il suo amore (“non per opere giuste da noi compiute” Tt 3,5) ma per il dono gratuito del suo amore che vuol renderci buoni e amabili.

   Ricordando e gustando a Natale anzitutto l’amore preveniente e indefettibile di Dio noi siamo anche invitati a commemorare con viva gratitudine tutto l’amore e il bene preveniente e incalcolabile che abbiamo ricevuto dalle creature di Dio: esseri umani, animali, piante e persino dalla fontanella zampillate che ci ha regalato acqua cristallina e purissima nelle nostre escursioni in montagna.

   Come non ricordare il calore e il profumo del legno arso nel focolare domestico dove i nostri genitori e parenti ci circondavano di quell’amore che nulla chiede e tutto dona?

«Perché la vita, figlio, tu lo sai, noi la diamo ai figli perché la vivano loro e ci contentiamo se qualche cosa di riflesso ne venga a noi; ma non ci sembra più nostra; la nostra, per noi, dentro, resta sempre quella che non demmo ma ci fu data, a nostra volta; quella che, per quanto il tempo s’allunghi, serba dentro pur sempre il primo sapore d’infanzia e il volto e le cure della nostra mamma e di nostro padre e la casa d’allora com’essi l’avevano fatta per noi» (Luigi Pirandello, Colloquio con la mamma).

   Mi permetto anche, tra i tanti ricordi, di rammentare con riconoscenza l’ufficiale tedesco che nel lontano 1943 volle festeggiare con i suoi soldati e con la mia famiglia il Natale a suon di canti accendendo le candele e che, prendendomi in braccio, mi regalò del cioccolato e una piccola fisarmonica a bocca.  Di lui perdemmo ogni traccia ma spero di incontrarlo un giorno nel Signore in cui nulla di buono e di bello va perduto.

   Il secondo augurio è di saper accogliere l’esortazione finale della lettera rivolta a coloro che credono in Dio a “sforzarsi di distinguersi nel fare il bene”. La filantropia di Dio infatti vuole suscitare la filantropia tra gli uomini, una gara nel fare il bene. Il termine filantropo e filantropia pare essere diventato appannaggio dello spirito laico. Appannaggio, ma non monopolio e proprio questa sua bivalenza, laica e religiosa, rende questo termine particolarmente prezioso e altamente utile.

   Praticare la filantropia non vuole solo dire erigere o promuovere istituzioni umanitarie ma ancor prima:
onorare e accogliere ogni essere umano prescindendo da ogni appartenenza di origine, di ideologia, di credo religioso, di colore politico e sportivo. Chioserei volentieri il detto di un docente: “Le persone che ho di fronte sono infinitamente più importanti delle cose che insegno” (M. Mc Carty) con: “le persone che incontro sono infinitamente più importanti delle loro caratteristiche e idee, a me gradite o sgradite”. Ricordo la spiritosa e bonaria battuta di Algermissen sui mormoni: “sono migliori della loro dottrina”.

   Essere filantropi vuol dire imparare ad ascoltare, a capire ("È più facile criticare che capire“ Hegel), ad apprezzare e ad accogliere tutto quello che gli altri ci propongono di positivo, chiunque lo dica o lo faccia, e comunque lo dica o lo faccia. Vuol dire affrontare la fatica dello spiegare ed esercitare la pazienza dell’ascoltare e del capire. Pretendere che gli altri ci capiscano al volo e non voler capire perché ci fa comodo, sono due atteggiamenti che avvelenano i rapporti umani e distruggono la convivenza.

   Essere filantropi vuol anche dire liberarsi una volta per tutte dalle categorie, comode, pigre, e sciocche di “destra” e di “sinistra”, di “conservatore” o “progressista”, dei “nostri” e dei “loro”, dalla sopravvalutazione delle appartenenze politiche e sportive che accecano e inibiscono i dialoghi arricchenti.

   Essere filantropi infine vuol dire esigere anzitutto da noi stessi ma anche dagli altri il meglio, che spesso languisce sotto le ragnatele delle nostre pigrizie e rassegnazioni. Ripetiamoci più spesso: tu puoi e tu devi! Non costringere nessuno non significa rassegnarsi alla mediocrità ma aprire orizzonti, prospettare mete e aiutare gli altri a scoprire che valgono più di quello che pensano. Questa è stata la missione di Gesù.

   Se sei sagace, ogni giorno scopri nelle persone attitudini, capacità, talenti che ti sorprendono lietamente e che compensano le delusioni che inevitabilmente procuriamo gli uni agli altri.

   Accogliere la filantropia di Dio e tradurla in comportamenti quotidiani buoni e costruttivi, questo è vivere il Natale.

   Qualcuno dirà: questa è poesia mentre, al contrario, la vita è prosa e talvolta dura e dolorosa. Colui che ha annunciato, vissuto e testimoniato la filantropia di Dio, Gesù, è passato attraverso la croce. Il Natale disgiunto dalla croce rischia di diventare retorica sentimentale e vuota. Natale non esenta dalla fatica e dalle delusioni. il filantropo mette sul conto incomprensioni e insuccessi ma confida che valga la pena di “sforzarsi di distinguersi nel fare il bene” nella convinzione che nulla di bello e di buono andrà perduto.Whitehead, parlando del giudizio che Dio porta sul mondo, lo definisce “il giudizio di una tenerezza che non lascia che nulla si perda di ciò che può essere salvato”. (A.N. Whitehead, Il processo e la realtà, p. 654)

   All’insegna della “pazienza infinita di Dio che teneramente rimedia alla confusione del mondo”, del Dio che è “poeta del mondo, che lo guida con tenera pazienza per mezzo della sua visione di verità di bellezza e di bontà (op. cit., p. 654-655),  auguro quindi buon Santo Natale a voi tutti, in particolare ai preziosissimi collaboratori la cui dedizione e genialità mi sorprendono e mi rallegrano (vedete il bel presepio dei volontari di NOI REAGLIE che continua, in forma nuova, quello del caro Luciano), ai generosi benefattori che, ultimamente, hanno contribuito alla raccolta per il nuovo impianto di riscaldamento. Avremmo tanto desiderato usufruirne già durante questo inverno ma la nota lentezza burocratica ce lo ha impedito. Grazie di cuore a tutti. Il Signore vi colmi di ogni grazia e di ogni bene e il nuovo anno vi rechi la salute del corpo e dello spirito e tutto il bene che il vostro cuore desidera e che il Signore sa essere necessario e utile per voi e per i vostri cari.

Don Carlo Collo

coni Consigli Pastorale ed Economico

e tutte/i le/i collaboratrici e collaboratori