Gita al rifugio Levi - Molinari

Gita al rifugio Levi - Molinari

 

Sabato 20 settembre 2014 il gruppo dei cresimandi della parrocchia di Reaglie, con annessi genitori e fratelli, si muove alla volta del rifugio Levi-Molinari in Val di Susa. Per Camilla, Francesco, Gregorio, Jacopo, Lorenzo, Marcello, Matilde, Nicola e i loro cari, l’occasione è ritrovarsi e condividere un’esperienza conviviale e di crescita in preparazione al sacramento della Cresima che riceveranno a fine novembre.

Si parte dal cortile della parrocchia alle quattro e mezza del pomeriggio di sabato. Differenti navigatori e filosofie di guida sfilacciano lungo il percorso la carovana, che si ricompatta poco più di un’ora dopo nel parcheggio sterrato non distante dalla meta.

Una brevissima camminata conduce infatti i diciassette ragazzi e i tredici genitori alla porta del rifugio, dove vengono raggiunti a breve da Don Carlo e Leonarda; mentre gli adulti sistemano gli zaini e ammirano il panorama, bambini e ragazzi colonizzano prati e rocce, disperdendosi lungo il torrente e nel bosco.

 

Alle sette di sera l’allegra comitiva prende possesso del secondo piano del rifugio, enorme camerata che pochi tramezzi dividono in quattro ambienti, di cui quello da sedici posti viene assegnato dai genitori con gioia reciproca a bambini e ragazzi, lasciando a Don Carlo la relativa quiete del primo piano.

Alle sette e mezza, puntuali e affamati, mettiamo le gambe sotto il tavolo nell’accogliente sala da pranzo del rifugio, dove gustiamo in sequenza: minestra di cereali, polenta, spezzatino, salsiccia, formaggi e una spettacolare scelta di dolci. Il caffé lo sorbiamo mentre Marco, gestore del rifugio e guida naturalistica, ci prepara alla passeggiata notturna alla scoperta dei bramiti dei cervi in amore. Muniti di scarponi e giacche a vento - e torce, da accendere però il meno possibile - usciamo nella notte, dove Marco ci dà una dimostrazione della termocamera con cui cercherà di individuare gli animali nel buio grazie al calore dei loro corpi e mostrarceli su un piccolo schermo. In marcia! Obbedienti, teniamo le torce il più possibile spente, anche se questo significa un po’ di paura per i più piccini, e inciampi, cadute, pozzanghere e un’infinita scia di passi nelle fresche fatte delle vacche locali un po’ per tutti. Per oltre un’ora camminiamo nel buio, tra i larici e oltre, gustando il silenzio, apprezzando la vista che piano piano si abitua al buio di un cielo senza luna ma tempestato di stelle, premiati dalla localizzazione lontano, sui costoni di roccia, di alcuni cervi, ammaliati dai loro bramiti, lontani e vicini. La nostra guida ci regala un nuovo modo di ‘vedere’ la montagna, giustamente ridimensionandoci nel ruolo di ospiti, che silenziosi si muovono osservati nel buio dagli occhi curiosi e diffidenti degli animali. Alle undici e mezza siamo di nuovo al rifugio, e la mezzanotte ci trova tutti a nanna, anche se ci vuole ancora qualche minaccioso richiamo per far finalmente desistere i ragazzi dai soliti frizzi e lazzi.

Il sole della domenica mattina illumina sacchi a pelo e relativi occupanti già ridestati dal vociare dei più giovani. Dopo una ricca prima colazione, riordiniamo camere e zaini, prepariamo le borse per il pic-nic e ci apprestiamo a ripercorrere il tracciato notturno. Ci accompagna questa volta la luce del pieno giorno, e la non facile meditazione sulla parabola evangelica letta da Don Carlo prima di lasciare il rifugio.

I bramiti dei cervi in amore accompagnano la nostra risalita fino a quota 2000, centocinquanta metri di dislivello rispetto al rifugio. Nubi sottili mosse rapide dal vento coprono il sole, e l’aria si fa subito più pungente. I ragazzi ci aiutano a trovare un luogo un po’ meno esposto, al riparo di un grande masso dove, affiancato da una croce tanto rudimentale quanto efficace, Don Carlo celebra la messa. Gli imponenti costoni rocciosi che chiudono il vallone paiono le solenni pareti di una grandiosa cattedrale. I richiami amorosi dei cervi e i fischi delle marmotte accompagnano la celebrazione eucaristica, mentre una coppia di maestosi rapaci vigila dall’alto. Incoraggiata da Don Carlo, l’omelia autogestita ci apre ancora una volta gli occhi sull’immenso amore e misericordia di Dio, davanti al quale nessuno è mai ultimo.

Il “La messa è finita, andate in pace” suona come un “Rompete le righe e aprite gli zaini”, e così dopo lo spirito nutriamo con abbondanza anche lo stomaco. In un attimo le rocce dei paraggi vengono imbandite con pane, salumi, formaggi, torte e marmellate, condivisi e apprezzati con allegria. Mentre alcuni coraggiosi parrocchiani appena giunti da Torino si uniscono al pic-nic, i ragazzi ripartono alla scoperta della montagna, attratti e affascinati prima da una cascata, poi da una carcassa di pecora, persi con la fantasia a immaginare l’incontro dell’imbelle ovino con un branco di famelici lupi.

Il tempo peggiora. Rapide nuvole nere scavalcano la montagna portando scrosci di pioggia. Zaini in spalla rientriamo al rifugio, raggiunto poco prima che il sole torni a splendere sul pomeriggio. Ma è già tempo di partire. Un rapido scambio di idee su future proposte per i nostri ragazzi e l’immancabile foto di gruppo chiudono la nostra gita. Portiamo a casa il sincero piacere dei momenti condivisi - la passeggiata notturna, la tavola fraterna - e l’umiltà, che ci auguriamo fruttuosa, ispirata dalla montagna e dai suoi abitanti.

Alla prossima!

Claudia