Quaresima 2014

Tempo favorevole, tempo di salvezza: messaggio dell'Arcivescovo per la Quaresima

Invito a compiere un gesto di amore concreto per tanti fratelli e sorelle poveri

 Cari fratelli e sorelle,

 il cammino della fede che ogni anno la Chiesa ci offre nei tempi liturgici ha il suo più intenso momento di grazia nella Quaresima, nella quale siamo invitati alla conversione del cuore per rinnovare il nostro “sì” di fede e di carità a Colui che è morto e risorto per noi e ci ha donato una vita nuova ed eterna. Una vita che abbiamo ricevuto nel Battesimo, quando, rinati proprio grazie al mistero pasquale, siamo diventati figli nel Figlio di Dio. Per questo la Quaresima è tempo santo di riscoperta comunitaria del Battesimo, per riviverne la ricchezza di grazia, che abbiamo ricevuto, e confermare, nella Notte Santa di Pasqua, la nostra adesione alla fede in Cristo e l’impegno a testimoniare il suo amore.

 La Quaresima è dunque tempo catecumenale. Lo è per quanti si preparano anche oggi al Battesimo, per ogni credente e per l’intera comunità. Quest’anno poi i testi biblici delle sante Messe domenicali ci permettono di approfondire questo mistero della nuova nascita ed i segni che l’accompagnano: l’acqua, la luce, il pane di vita, la risurrezione. Sono segni che richiamano l’esistenza concreta, di cui abbiamo bisogno ogni giorno e che possiamo riassumere tutti nel grande dono della fede: «Dio ci ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

 Questa è la vita eterna: che crediamo nel Figlio di Dio e, amandoci gli uni gli altri, ne testimoniano la vita. È l’amore, il suo amore assoluto e definitivo, che redime l’uomo da ogni forma di schiavitù morale e materiale. Ogni gesto di amore manifesta che siamo redenti e che vogliamo vivere, come Cristo, fino al dono di noi stessi per gli altri. «Amatevi come io vi ho amato» è il suo comandamento nuovo, perché così «tutti conosceranno che siete miei discepoli» (Gv 13,34-35).

 Preghiera, digiuno e carità sono le tappe del cammino di conversione che la Quaresima ci invita a vivere nelle nostre comunità e nelle nostre case. Ci aiuta il sussidio della Quaresima di fraternità “Là dove l’acqua è più pura”, che come ogni anno viene preparato dagli Uffici della Curia per aiutare soprattutto le famiglie a sostare nella propria casa per un momento di ascolto del Vangelo e di preghiera accompagnata da impegni concreti di amore verso i malati, i poveri e le persone bisognose di speranza. Ogni giorno può essere momento favorevole per incontrare il Signore e, nel suo nome, accogliere la luce della sua Parola per testimoniarla negli ambienti di vita e di lavoro. Anche ci aiutano gli Esercizi spirituali al popolo sul tema del Credo, che stiamo svolgendo in questi anni nelle parrocchie e che riguardano la professione di fede sullo “Spirito Santo”.

 Ricordo, infine, l’invito che la nostra Diocesi ogni anno rivolge alle parrocchie, alle comunità religiose e laicali e ad ogni cristiano e uomo di buona volontà, a compiere un gesto di amore concreto per tanti fratelli e sorelle poveri tra noi e nel mondo, che attendono la testimonianza della nostra fede e carità. La nostra offerta sia accompagnata dalla preghiera e sia frutto di sacrificio. Non vogliamo dare il superfluo, ma il necessario, perché solo così anche a noi non mancherà mai ciò di cui abbiamo bisogno in beni, ma soprattutto in amore e pace. Perché «chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà; chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà» (2 Cor 9,6).

Invito i gruppi dei ragazzi del catechismo, dell’ACR, degli Scout, dell’oratorio e i giovani a farsi promotori di questa iniziativa, anche verso tanti loro coetanei nelle scuole e in parrocchia. I gruppi missionari in particolare siano animatori della comunità cristiana affinché nessuno resti ai margini di questo impegno che deve coinvolgere tutti.

 Con l’augurio che possiate sperimentare quanto Dio ama chi dona con gioia, vi benedico e prego il Signore perché la Quaresima sia per tutti il tempo propizio per nutrire lo spirito del pane di vita, che è Cristo, Parola, Eucaristia e Carità.

                                                                                   Mons. Cesare Vescovo, padre e amico


Andiamo alla fonte

 Un cammino di 40 giorni per rivedere il nostro rapporto con Dio e per rinnovarlo, per rivedere che cosa guida e ispira la nostra vita, il nostro concreto agire quotidiano nel rapporto con gli altri, con le cose, con il mondo, con il creato e con la pace.

 Carissimi,

 all’inizio della Quaresima ancora una volta risuona l’invito del Signore: “Ritornate a me con tutto il cuore”. In questi 40 giorni è il cuore l’oggetto della nostra attenzione. Un cuore da convertire, un cuore da far ritornare là dove è la fonte della vita.

“Andiamo alla fonte” è l’indicazione che bene esprime il cammino che ci attende. Andiamo alla fonte della vita che è Cristo Signore, perché il nostro cuore diventi come il suo cuore, un cuore traboccante d’amore, un cuore che per non chiudersi si è fatto trafiggere sulla croce. Andiamo alla fonte che è Cristo per imparare ad amare, pensare ed agire come Lui.

Andiamo a quella fonte inesauribile che è la Parola di Dio, una parola che in questo tempo ci è chiesto di frequentare più assiduamente, perché diventi la luce e la guida sul nostro cammino.

Andare alla fonte ci ricorda il nostro battesimo. In questo tempo in cui le nostre riflessioni pastorali sono focalizzate sulla pastorale battesimale e dell’iniziazione cristiana, ci farà bene riscoprire quella fonte che ci ha generato nella fede, che ci ha inseriti nella famiglia della Chiesa, che ci ha reso partecipi della vita eterna.

Stimolati dalla parola efficace del papa Francesco, andare alla fonte corrisponde anche all’andare alle “periferie del mondo” per incontrare il fratello che è nella difficoltà, nel dolore, che vive isolato. E andando nelle periferie, ritrovare il Cristo risorto che lì ci attende nascosto nel cuore del povero e nelle pieghe dimenticate della storia.

Andare alla fonte per cambiare il cuore è dunque rivedere che cosa guida e ispira la nostra vita, il nostro concreto agire quotidiano. Abbiamo 40 giorni per rivedere il nostro rapporto con Dio e per rinnovarlo. In questo tempo quaresimale ci è anche chiesto di rivedere che cosa ispira e guida il nostro rapporto con gli altri, con le cose, con il mondo, con il creato e con la pace.

Questo cammino, che sempre rimane di conversione personale, non lo facciamo da soli, ma con la Chiesa, con la nostra comunità.

Andare alla fonte non diventi però un tornare nostalgicamente ad un passato che non esiste più. La fonte che è Cristo è una fonte continuamente zampillante e che sempre ci rimanda al vivere nel mondo di oggi, con la gente di oggi, immersi nei problemi di questo nostro tempo.

Invito ogni comunità, ma ancor più ogni singolo cristiano, a seguire un programma semplice, concreto e preciso per il proprio cammino spirituale quaresimale. Per andare alla fonte dobbiamo pregare di più, per attingere dall’intimità con il Signore quei tesori di amore e grazia che arricchiscono la nostra vita. Abbiamo bisogno di digiuno, per ribadire con gesti concreti il primato di Dio nella nostra vita.

La preghiera e il digiuno diventano quindi carità concreta ed operosa, perché andare alla fonte significa creare un mondo migliore più giusto e pacifico che fa di Cristo il suo cuore.

In questo cammino vorrei ricordare la proposta della catechesi quaresimale con gli Esercizi spirituali al popolo sul terzo articolo del Credo: “Credo nello Spirito Santo”.

A tutti propongo il fascicolo unitario della Quaresima di Fraternità che offre e concretizza l’itinerario formativo e spirituale della quaresimale per la nostra diocesi. Ringrazio nuovamente tutti gli uffici diocesani che per il secondo anno, in spirito di collaborazione e coordinamento, lo hanno realizzato.

Le occasioni e gli strumenti per “andare alla fonte” non ci mancano. La mia preghiera e il mio augurio è che questo nostro andare alla fonte della vita possa tra- sformare i nostri cuori e renderli sempre più simili al cuore di Cristo.

Affidiamo il nostro cammino alla Vergine Maria che ancora una volta ci invita a “fare ciò che Egli ci dirà”.

Mentre vi benedico auguro a tutti una buona quaresima.

                                                                                         Mons. Cesare Nosiglia Arcivescovo di Torino

 


Preghiera comunitaria

Dio nostro Padre,

strappa dal nostro cuore ogni egoismo

e rendici pronti a donare gratuitamente

come gratuitamente abbiamo ricevuto.

Gesù nostro fratello,

donaci di seguire il tuo esempio

nel prenderci cura di chi ha bisogno,

ricordaci sempre

che il più grande è colui che serve di più

e che il primo è l’ultimo di tutti.

Spirito d’amore,

raccoglici in unità,

allontana da noi colui che divide

e donaci il perdono e la tua grazia.

Ti ringraziamo Signore,

per la gioia di condividere con i poveri

e perché ti curi dei nostri cuori spezzati.

Amen

 


 

 Sussidio diocesano Quaresima 2014, clicca qui per scaricarlo

 

 

 Per leggere il Messaggio del Santo Padre Francesco clicca qui

 

 

Evangelii Gaudium


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Messaggio Arcivescovo Commemorazione Defunti


Messaggio dell'Arcivescovo, mons. Cesare Nosiglia, in occasione della commemorazione dei fedeli defunti

Carissimi fratelli e sorelle, 

l’ormai prossima ricorrenza liturgica della Commemorazione dei fedeli defunti che ogni anno celebriamo il 2 novembre nelle nostre comunità e nei cimiteri delle nostre città e paesi, dove riposano in pace i nostri cari defunti che ci hanno preceduto nella casa del Padre, è occasione per tutti noi per riflettere sul mistero della morte e della resurrezione, ma anche per dimostrare vicinanza a quanti vivono il tempo del lutto a causa della perdita recente, oppure passata da tempo, di una persona cara. Il Signore Gesù, il Vivente, si è sempre mostrato vicino a quanti si trovano in questa situazione.

Pensiamo all’incontro, narrato nel Vangelo di Luca, con la vedova di Nain, che aveva perso il suo unico figlio, a cui Gesù si rivolge affettuosamente con le parole: «Non piangere», che porteranno alla gioia della vita ritrovata per il figlio stesso (Lc 7,11-17); oppure a Marta, nel Vangelo di Giovanni, che incontrando Gesù dopo la morte di suo fratello Lazzaro, a nome anche della sorella Maria affranta dal dolore, esclama: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Parole alle quali il Signore risponde: «Tuo fratello risusciterà» (Gv 11,1-53)  

La vicinanza, la consolazione, la speranza sono gli atteggiamenti e la forza di Gesù verso chi vive un lutto e sono gli atteggiamenti che tutti noi ci aspettiamo ogniqualvolta viviamo la perdita di qualcuno che abbiamo amato e con il quale abbiamo condiviso la nostra vita, se non addirittura dato la vita stessa, come avviene nei confronti dei figli.

A tutti capita prima o poi di vivere l’esperienza del lutto. Nella maggior parte dei casi questa ferita si rimargina col tempo, grazie anche al concorso della preghiera personale e della grazia dei sacramenti; in altri casi la ferita è così profonda che il dolore per la perdita del coniuge o addirittura del proprio figlio necessita di un balsamo oltremodo potente di amore e speranza, per non divenire insanabile.  

La Chiesa, che si fa presente e vicina nel momento della morte di un proprio congiunto, con la celebrazione della veglia funebre e del funerale, vuole continuare ad essere accanto a chi elabora il proprio lutto anche dopo il momento delle condoglianze, attraverso la preghiera e l’ascolto consolatorio che si apre ad un’autentica speranza di vita oltre la morte.

Invito tutte le comunità, in particolare quelle monastiche, a farsi carico dell’intenzione di preghiera per chi vive il dolore del lutto; le parrocchie, a valorizzare incontri di preghiera e celebrazioni di S. Messe in suffragio dei fedeli defunti con la diretta partecipazione dei familiari. Inoltre, è opportuno potenziare e far conoscere il progetto “LU.ME.”, promosso dal Tavolo diocesano della Pastorale del lutto, organizzato dall’Ufficio pastorale della salute, che da diversi anni mette a disposizione due punti di ascolto in Torino (Corso Mortara, 46/c e Chiesa grande dell’Ospedale Molinette).

Si organizzano gruppi di mutuo aiuto presso le parrocchie che lo richiedono, valorizzando soprattutto, oltre al dialogo e all’ascolto reciproco delle persone coinvolte, la Parola di Dio e la preghiera come sostegno spirituale.

Carissimi, recandovi al cimitero mi auguro che sentiate non solo la presenza dei vostri cari, vivi presso Dio, ma anche la presenza di una Chiesa che si fa vicina a tutti voi per sciogliere i nodi che un lutto porta con sé, asciugando ogni lacrima e illuminando la vostra vita con la luce della Resurrezione del Cristo Gesù che ha vinto la morte per sempre.

La solenne ostensione della Sindone prevista per la primavera prossima ci rivela l’Amore più grande di Dio per noi, che abbraccia anche coloro che vivono ormai nella gloria con Gesù e la Vergine Maria, Madre di ogni consolazione.

Lasciamoci accompagnare sempre dalle parole del profeta Geremia: «Cambierò il loro lutto... li consolerò» (Ger 31,13) e dalla benedizione del Signore, che a tutti impartisco di cuore.

Cesare vescovo, padre e amico

 

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