Messaggio Pasqua 2016

Messaggio dell'Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, in occasione della Quaresima e della Santa Pasqua 2016.

CANTERÒ PER SEMPRE LA MISERICORDIA DEL SIGNORE

 

Messaggio Giornata Nazionale Salute Mentale 2014

MESSAGGIO DEI VESCOVI DEL PIEMONTE E VALLE D’AOSTA IN OCCASIONE

DELLA GIORNATA NAZIONALE DELLA SALUTE MENTALE ( 5 dicembre 2014)

 

Il contesto culturale in cui viviamo è contraddistinto da un grande paradosso: nonostante le manifeste dichiarazioni di libertà, di opportunità, di possibilità di movimento e di comunicazioni, l’orizzonte di Speranza appare sempre più limitato e arido. La Speranza, condizione necessaria al vivere, prima ancora che virtù, viene progressivamente oscurata da uno spazio esistenziale precario, svuotato di senso, privo di significati trascendenti. Il vivere pare essere una rincorsa continua al superamento del limite, che è invece lo spazio in cui la Speranza può aprire orizzonti infiniti. In tali condizioni anche la mente subisce cambiamenti poco salubri, ma profondamente diffusi e condivisi.

Il disagio psichico e la sofferenza mentale sono certamente tra le più pesanti “periferie esistenziali”, che prolificano laddove vi è carenza di relazione, povertà di affetti, incapacità di ascolto, situazioni in cui spesso è vittima anche la famiglia; spesso, per vergogna, tali fatiche non emergono e per esse non si cerca aiuto all’esterno. Troppo frequente è la frase “non possiamo fare nulla” (che sottende la convinzione “non è un problema mio”), senza soffermarsi a riflettere sull’importanza che una autentica presenza fraterna, priva di pregiudizio e timore, potrebbe avere verso i sofferenti e le loro famiglie.

Siamo tutti chiamati ad elaborare e realizzare proposte orientate all’educazione, all’accoglienza, alla capacità di promuovere e testimoniare stili di vita improntati sulla qualità della relazione piuttosto che sullo strumento con cui attuarla.

I cristiani sono particolarmente interpellati da questo drammatico aspetto della fragilità umana e vanno incoraggiati a manifestare, in opere e parole, la concreta possibilità di “aprirsi a una vita nuova”. Occorre dare voce e testimonianza, anche verso le persone con disturbo psichico, che nella debolezza e nella sofferenza emerge e si scopre la potenza di Dio, che supera la nostra debolezza e la nostra sofferenza… la sofferenza non può essere eliminata, ma può ricevere un senso, può diventare atto di amore, affidamento alle mani di Dio che non ci abbandona (Papa Francesco, Lumen Fidei, n.56).

Avviciniamo questi fratelli e sorelle con rispetto e senza timori, “mettendo l’amore di Dio e del prossimo anche nella sofferenza: è l’amore che trasforma ogni cosa “ (Papa Francesco, Discorso all’Associazione Silenziosi Operai della Croce – Centri Volontari della Sofferenza, 17/5/14).

A nome della Conferenza Episcopale Piemontese

+ Mons. Francesco RAVINALE
Vescovo di Asti
Delegato Conferenza Episcopale Piemontese
per la Pastorale della Carità e dei Migranti

+ Mons. Guido FIANDINO
Vescovo Ausiliare Torino
Delegato Conferenza Episcopale Piemontese
per la Pastorale della Salute
Torino, li 18 novembre 2014

 

Messaggio Arcivescovo per Natale 2014

Lettera dell'Arcivescovo per il S. Natale 2014

Clicca qui o sull'immagine per accedere al testo

 

 

Messaggio Pasqua 2014

Messaggio dell'Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, in occasione della Santa Pasqua di risurrezione 2014.

La speranza certa e affidabile

Carissimi,

dopo la mia lettera di Natale ritorno a voi e visito la vostra casa in occasione della Pasqua. Come è tradizione ancora viva in molte parrocchie che i sacerdoti visitino le famiglie per portare la benedizione di Dio in vista di questa festa, che rappresenta il centro della nostra fede, anche la mia visita è segno di affetto e di amicizia, la mia benedizione è fonte di unità e di pace.

Desidero sostare un poco con voi per ascoltare la voce del vostro cuore, prima ancora che le parole, magari di circostanza, che accompagnano a volte questi momenti di augurio. Il cuore è carico di sentimenti, di attese, di preoccupazioni, di gioia ma anche di sofferenze. È il cuore di tanti coniugi che vivono situazioni difficili o di conflitto tra loro, oppure un faticoso dialogo con figli; è il cuore dei ragazzi e giovani aperti al sogno del loro domani che non riesce a volte ad esplodere al di fuori della loro interiorità, perché si scontra con la dura legge della vita che sembra tarpare le ali anche più solide e abbattere gli ideali più alti; è il cuore di tanti anziani che hanno lavorato e si sono sacrificati tanto per i figli e la famiglia e forse si sentono ora non considerati e soli...

La casa con le sue mura copre tante situazioni personali e familiari di questo genere e tante altre che ognuno vive in se stesso e nei rapporti con gli altri membri della famiglia. Su questo vissuto scende la benedizione di Dio nella Pasqua del suo Figlio per dirci che nessuna sconfitta è definitiva, nessun dolore e sofferenza sono senza senso, nessuna situazione, anche le più tragica, è priva di luce e di speranza. Sembrano parole di consolazione ma non lo sono, carissimi, se crediamo in Colui, il nostro Dio, che queste parole ha reso fatti e azioni concrete nella sua stessa vita, fino a prenderle su di sé perché in noi ci fosse la certezza della possibile vittoria del bene sul male, della grazia sul peccato, della vita sulla morte. Questa è la Pasqua che si attua in chi, credendo in Gesù Cristo, accoglie la sua morte e risurrezione e, appoggiandosi su di lui, lotta, ama e spera contro ogni male ineluttabile e crede in una speranza di vita eterna che va al di là di ogni possibilità umana.

La forza distruttiva del peccato, quello personale e quello che investe la vita familiare e sociale e provoca macerie di ingiustizia, sopraffazioni e violenze di ogni genere, sembra avere la meglio sui propositi di bene che pure abitano il cuore di ogni uomo. Chi potrà mai liberarci da questa condizione miserevole? La Pasqua di risurrezione ci offre una risposta forte e carica di speranza: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Il Padre lo ha risuscitato dalla morte per una scommessa di speranza, affidata a tutti i credenti, a me e a voi, a coloro che non vogliono darla vinta alle forze del male.

Ti sentiremo un’altra volta

C'è un episodio del libro biblico gli Atti degli Apostoli scritto da San Luca nei primi anni dopo la morte di Gesù in cui si racconta di un famoso discorso dell'apostolo Paolo tenuto all'Areòpago di Atene (At 17,16-33), un luogo dove tanti filosofi e uomini di cultura si riunivano per discutere e riflettere sulle più svariate opinioni e discorsi di chiunque volesse intervenire.

Paolo si presenta loro e dice di essere meravigliato per la religiosità del popolo ateniese, perché ha visto molti templi dove si onorano diverse divinità e tra essi c'è anche un altare "al Dio ignoto". L'apostolo annuncia loro: quel Dio ignoto che voi onorate io ve lo rivelo. E dopo aver magnificato la potenza del Dio unico che crea il cielo e la terra, gli uomini e ogni cosa, conclude il suo discorso annunciando la risurrezione di Gesù Cristo. Tutta quella gente, che fino a quel momento lo ascoltava volentieri, comincia a deriderlo e lo snobba, dicendogli: «Su questo ti ascolteremo un'altra volta» (At 17,32).

Perché è così difficile credere che Dio abbia risuscitato Gesù Cristo dai morti?

Questi uomini di cultura e filosofi deridono Paolo, l'ebreo che ha osato predicare in quel luogo laico una verità assurda e inconcepibile, perché considerata assolutamente irriverente per la ragione umana. La risurrezione, centro della fede cristiana, non è stata una verità facile da accogliere nemmeno dai discepoli di Gesù, che pure videro il Signore risorto davanti a loro dopo la sua Pasqua. Ne è prova il Vangelo di Luca, che racconta come, dopo la risurrezione, Gesù apparve ai suoi apostoli e, stando in mezzo a loro, disse: «"Pace a voi!". Essi, sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro» (Lc 24,36-43).

Se Cristo non è risuscitato, vana è la nostra fede

L'affermazione è dell'apostolo Paolo (1Cor 15,17), che vuole dire ai suoi "parrocchiani" di Corinto come sia decisivo credere nella risurrezione di Cristo, fondamento della nostra risurrezione: quella che ci attende al di là della morte e anche quella anticipata nelle tante morti

che sperimentiamo dentro l'esistenza quotidiana. Quando qualcosa non va, ci mettiamo una pietra sopra. Ma l'annuncio di risurrezione ci dice che la pietra è stata tolta e la tomba si è fatta grembo di una vita risuscitata.

Forse in questo momento vi vengono in mente precise situazioni familiari nelle quali fate l'esperienza della "tomba": il rapporto di coppia, gestito a volte in modo scontato e senza più slancio e novità, quando non addirittura spento; la conflittualità con i figli, per la maniera di gestire la propria libertà ed autonomia, talvolta a rischio della stessa vita; le prove dolorose, come le malattie, che creano condizioni di grave sofferenza. Di fronte a queste situazioni sembra che tutto sia rovinato e per sempre. E invece è proprio lì che la fede fortifica la speranza che quello che appare impossibile si può avverare, se crediamo all'annuncio che alcune donne, recatesi al sepolcro di Gesù, hanno udito il mattino di pasqua: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24,5). L'evento pasquale vede strettamente intrecciate morte e vita, come avviene nel cuore dell'esistenza. Ogni esperienza di vita può drammaticamente trasformarsi in morte. Non c'è anzi vita che non porti dentro la morte, e non c'è esperienza di morte che non contenga un germe di vita, come il chicco di grano che marcisce sotto terra per portare frutto (cfr. Gv 12,24). La Pasqua parla dunque di Cristo, ma anche di ciascuno di noi; ci colloca nel crocevia, segnato dalla croce che intreccia il morire e il vivere, la disperazione e la speranza, il pianto e la gioia. In una parola ci offre una luce per comprendere e vivere la nostra concreta esistenza di ogni giorno. Allora sperimentiamo che solo in questa fede nella risurrezione si radica la fondata speranza che la nostra vita non è lasciata al caso e alle intemperie detta-te dalle situazioni che ci capitano, ma è sostenuta e orientata a un traguardo di felicità senza fine.

Se Cristo non fosse risorto, noi saremmo schiacciati dalle prove che la vita ci riserva, non avrebbe senso fare il bene, agire per un mondo più giusto e pacifico, lottare contro ogni forma di violenza e di male. Se Cristo non fosse risorto, saremmo an-cora schiavi dei nostri peccati e incapaci di vincerli con l'Amore.

Se Cristo non fosse risorto, la sofferenza di tanti malati sarebbe inutile e senza significato e la morte sarebbe l'ultima parola definitiva della propria vita.

Se Cristo non fosse risorto, noi credenti saremmo i più illusi e disperati di tutti gli uomini.

Si, Cristo è davvero risorto

Ne siamo certi, e annunciamo con gioia che in questa sua vittoria sta la nostra vittoria, che si compirà pienamente nel Regno di Dio, ma che già oggi e domani e sempre si compie attraverso l'azione potente del Risorto nella sua Chiesa e nel mondo, mediante la fede che si fa amore. Noi siamo certi che niente potrà mai separarci dall'amore di Cristo: né tribolazioni e angoscia, né persecuzioni e violenze, né malattia e sofferenza, né ingiustizie e soprusi, né vita né morte, perché in tutto questo noi siamo più che vincitori grazie a Colui che ci ha amato e ha dato se stesso (cfr. Rm 8,35-38). «Se infatti Dio è per noi — ricorda l'apostolo Paolo — chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio e lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?» (Rm 8,31).

Cristo, che è morto ed è risuscitato e sta alla destra di Dio, intercede per noi e ci assicura la vittoria su ogni avversità che ci opprime e sulla stessa morte. E l'apostolo Giovanni, di fronte al Battesimo che ci ha fatto rinascere in Cristo a una nuova vita, la sua stessa di risorto, esclamerà con stupore, ma anche con profonda convinzione: «Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?» (cfr. 1Gv 5,4-5). Dunque, siamo certi che la nostra fede può vincere il mondo, anche se esso sembra così forte da distruggere ogni germe di risurrezione. Cristo ha vinto e i suoi discepoli vinceranno con lui, perché alla fine l'ultima parola è sempre di Dio, che vuole la vita e la vuole in abbondanza e piena per tutti.

Credere in Cristo risorto e vivere la sua Pasqua significa sperare che in Lui tutto diventa possibile: vincere ogni male con il bene, non cedere mai alla tentazione di scegliere altre strade ritenute più efficaci e concrete per sconfiggere la forza dirompente del peccato che è in noi.

Vivere la risurrezione significa amare la vita di tutti, difenderla e promuoverla sempre e comunque. Questa è diventata per i cristiani la frontiera più avanzata dell'evangelizzazione e della civiltà di fronte all'estendersi del potere della morte che ogni giorno prende piede nelle coscienze delle persone e nella prassi della società.

Pace a voi

Il mio augurio si rivolge a voi, carissimi giovani, perché, di fronte a un mondo che vi adula ma che confina le vostre speranze nello spazio virtuale dei social network o nei luoghi di un disimpegnato e trasgressivo divertimento che lasciano vuoto il cuore, siate forti e alternativi, ritrovando in Cristo risorto il vero amico e compagno di strada che vi aiuta a gustare in pienezza la vita, l'amore, la gioia e apre orizzonti sempre nuovi di futuro.

A voi, genitori e famiglie, auguro di credere e sperare anche contro ogni speranza che verità e nell'impegno solidale per il bene di tutti, auguro di continuare a impegnarvi  per un mondo più giusto e solidale dove la pace, frutto di sacrificio e di amore, come ci rivela la Pasqua di Cristo, sorregga il cammino dell'umanità verso la ricerca del bene comune nella libertà e nell'amore.

A tutti ripeto l'augurio di Gesù che la sera della Pasqua fece ai suoi apostoli: Pace a voi e a quanti la porterete nelle vostre case, nella comunità, nel mondo.

 Cesare vescovo, padre e amico

Preghiera prima dei pasti nel giorno di Pasqua e in ogni domenica

Uno dei genitori introduce la preghiera con questo saluto:

La pace del Signore sia su di noi e sulla nostra Casa.

Quindi qualcuno legge un brano della Bib¬bia, che può essere il seguente:

«Il primo giorno della settimana, al mattino pre¬sto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso aves¬se tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dis¬sero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto"» (Luca 24,1-6).

Preghiamo insieme:

Effondi, Signore, la tua benedizione sulla nostra famiglia riunita nel tuo nome. Fa' che ognuno di noi sia fervente

nello spirito, assiduo nella preghiera, premuroso nel reciproco aiuto, sollecito alle necessità degli altri, testimone di fede e di amore, con le parole e le opere. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

Preghiera di benedizione in ricordo del battesimo dei figli

Un genitore introduce la preghiera con il saluto:

Cristo è risorto. Alleluia!

E tutti rispondono:

È davvero risorto. Alleluia!

 

I genitori pregano per i figli:

Signore Gesù, che hai prediletto i piccoli, i ragazzi e i giovani, esaudisci le preghiere che, come genitori, ti rivolgiamo per i nostri figli. Custodiscili, Tu che ce li hai dati e che noi nel battesimo abbiamo segnato con il segno della tua croce. Proteggili sempre da ogni male, dona loro salute spirituale e fisica. Fa' che crescano nella fede e nell'amore verso di Te e verso tutti. Siano forti della tua amicizia e testimoni coraggiosi del tuo vangelo.

I genitori fanno quindi una piccola croce sulla fonte dei figli, mentre dicono le parole:

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.